NURAGHES IMPARI/S
Scuole e Università della Sardegna per riscoprire i nuraghi come simbolo di resilienza
Modifiche a ""C'era una volta il nuraghe"... Maestra, che cosa è il nuraghe?"
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- Dati istituto scolastico/Università
- Istituto Comprensivo Pertini/Biasi, Sassari\nScuola Primaria, Plesso di Via Gorizia\nReferente: Patrizia Scampuddu\npatrizia.scampuddu@icpertinibiasi.edu.it\nClasse 1^C
- Descrizione elaborato
\"C'era una volta il nuraghe\"... Maestra, cosa sono i nuraghi? Quando insieme alle mie colleghe decidemmo di partecipare al concorso “C’era una volta il Nuraghe” con la nostra classe, 15 alunni di prima provenienti da varie scuole dell’infanzia del territorio, immediatamente mi sono posta la più classica delle domande… Quale immagine mentale o luogo misterioso può evocare il termine “Nuraghe” se presentato a dei bimbi a cui non è mai stata data l’opportunità di osservarne uno insieme e che non viene vissuto nella loro prossimità territoriale o esperienziale? Avranno avuto l’occasione di vederlo dal vivo o di averne sentito parlare? Senza dare loro alcuna indicazione, ho chiesto di illustrare il nuraghe e, ispirati dalla loro immaginazione, hanno realizzato dei disegni originali, creativi e inaspettati, tutti estremamente carini, allegri, simpatici e colorati. Avreste mai pensato che un nuraghe potesse essere un marciapiede a strisce, un vulcano che erutta lava o che potesse contenere un divano comodo per le persone importanti? Queste sono solo alcune delle simpatiche descrizioni che ciascun bambino ha dato del disegno con cui ha rappresentato il termine nuraghe. Nei giorni successivi, dopo aver presentato alcune foto di nuraghe, molti bimbi, ma non tutti, si sono ricordati di averli visitati o di averli visti viaggiando in macchina e hanno spiegato agli altri compagni che erano costruzioni molto molto antiche. Senza dare alcuna indicazione su quali fossero state le funzioni o gli utilizzi di tali costruzioni ho chiesto loro di illustrare che “Cosa era il nuraghe una volta” per loro. Probabilmente a causa della loro architettura, del materiale con cui sono stati edificati, della presenza di animali che pascolavano lì nelle vicinanze o di turisti, i nuraghi sono stati rappresentati come le abitazioni o fortezze di uomini valorosi, case speciali per poveri o per artisti, ripari per ragni, volpi o di animali selvatici affamati. La partecipazione al concorso con una classe prima ci ha dato l’opportunità di riflettere e comprendere quanto le attività finalizzate alla conoscenza del passato siano importanti per lo sviluppo di una consapevolezza collettiva che conduca alla tutela del nostro patrimonio culturale e colga appieno la capacità di “Resilienza del Nuraghe”. Nuraghe inteso come simbolo ispiratore della Cultura Nuragica, il nome dato alla comunità formata dalle persone che lo hanno progettato, costruito e vissuto. La storia è costellata di episodi di “oblio storico” e la Sardegna non fa eccezione, come nel caso delle Domus de Janas o delle Tombe dei Giganti. Sebbene non si debba rimanere bloccati nei ricordi, il passato influenza chi siamo noi oggi e il nostro vivere nel presente e nel mondo. Pertanto occorre imparare da esso, considerarlo come una ricchezza, un bene prezioso che influenza le nostre possibilità future. E perché non considerarlo come risorsa imprenditoriale per contrastare lo spopolamento dei nostri piccoli paesi.
Ecco il link al video
https://www.youtube.com/watch?v=uI6P_NBL3sE
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- Dati istituto scolastico/Università
- Istituto Comprensivo Pertini/Biasi, Sassari\nScuola Primaria, Plesso di Via Gorizia\nclasse 1^C\nReferente: Patrizia Scampuddu\npatrizia.scampuddu@icpertinibiasi.edu.it\n
- Descrizione elaborato
\"C'era una volta il nuraghe\"... Maestra, cosa sono i nuraghi?
Quando insieme alle mie colleghe decidemmo di partecipare al concorso “C’era una volta il Nuraghe” con la nostra classe, 15 alunni di prima provenienti da varie scuole dell’infanzia del territorio, immediatamente mi sono posta la più classica delle domande…
Quale immagine mentale o luogo misterioso può evocare il termine “Nuraghe” se presentato a dei bimbi a cui non è mai stata data l’opportunità di osservarne uno insieme e che non viene vissuto nella loro prossimità territoriale o esperienziale? Avranno avuto l’occasione di vederlo dal vivo o di averne sentito parlare?
Senza dare loro alcuna indicazione, ho chiesto di illustrare il nuraghe e, ispirati dalla loro immaginazione, hanno realizzato dei disegni originali, creativi e inaspettati, tutti estremamente carini, allegri, simpatici e colorati. Avreste mai pensato che un nuraghe potesse essere un marciapiede a strisce, un vulcano che erutta lava o che potesse contenere un divano comodo per le persone importanti?
Queste sono solo alcune delle simpatiche descrizioni che ciascun bambino ha dato del disegno con cui ha rappresentato il termine nuraghe.
Nei giorni successivi, dopo aver presentato alcune foto di nuraghe, molti bimbi, ma non tutti, si sono ricordati di averli visitati o di averli visti viaggiando in macchina e hanno spiegato agli altri compagni che erano costruzioni molto molto antiche. Senza dare alcuna indicazione su quali fossero state le funzioni o gli utilizzi di tali costruzioni ho chiesto loro di illustrare che “Cosa era il nuraghe una volta” per loro. Probabilmente a causa della loro architettura, del materiale con cui sono stati edificati, della presenza di animali che pascolavano lì nelle vicinanze o di turisti, i nuraghi sono stati rappresentati come le abitazioni o fortezze di uomini valorosi, case speciali per poveri o per artisti, ripari per ragni, volpi o di animali selvatici affamati. La partecipazione al concorso con una classe prima ci ha dato l’opportunità di riflettere e comprendere quanto le attività finalizzate alla conoscenza del passato siano importanti per lo sviluppo di una consapevolezza collettiva che conduca alla tutela del nostro patrimonio culturale e colga appieno la capacità di “Resilienza del Nuraghe”. Nuraghe inteso come simbolo ispiratore della Cultura Nuragica, il nome dato alla comunità formata dalle persone che lo hanno progettato, costruito e vissuto. La storia è costellata di episodi di “oblio storico” e la Sardegna non fa eccezione, come nel caso delle Domus de Janas o delle Tombe dei Giganti. Sebbene non si debba rimanere bloccati nei ricordi, il passato influenza chi siamo noi oggi e il nostro vivere nel presente e nel mondo. Pertanto occorre imparare da esso, considerarlo come una ricchezza, un bene prezioso che influenza le nostre possibilità future. E perché non considerarlo come risorsa imprenditoriale per contrastare lo spopolamento dei nostri piccoli paesi.
Ecco il link al video
https://www.youtube.com/watch?v=uI6P_NBL3sE