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NURAGHES IMPARI/S

Scuole e Università della Sardegna per riscoprire i nuraghi come simbolo di resilienza

Fase 4 di 4
Valutazione e premiazione 06/12/2025 - 12/12/2025
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Corpo del testo

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    Dati istituto scolastico/Università 
    IIS \"S. Atzeni\" Capoterra\nClasse 1 B\nBruno Deplano - bruno.deplano@istitutosergioatzeni.org - cell. 3332053322
    Descrizione elaborato 

    https://drive.google.com/file/d/1zjJ-k6YnJQGUWlbxtJT5AkS2qvU2BsLw/view?usp=sharing

    L’elaborato è un video in stop motion realizzato dagli studenti e dalle studentesse della 1B del Liceo Scientifico “Sergio Atzeni”. L’opera nasce dall’idea di unire memoria, creatività e sostenibilità attraverso un gesto simbolico: costruire un nuraghe con materiali riciclati. Le scatole di cartone che passano di mano in mano, in una lunga catena umana, erano originariamente contenitori di mascherine utilizzate durante la pandemia di Covid-19. Un oggetto quotidiano, legato a un momento difficile e recente della nostra storia collettiva, viene trasformato in un concio, un piccolo mattone di futuro.

    In questo modo, il video racconta come la resilienza appartenga tanto al passato quanto al presente. Esattamente come i nuraghi hanno resistito nei millenni, anche le comunità di oggi affrontano nuove sfide trasformandole in opportunità di rinascita. La costruzione collettiva del nuraghe diventa così un gesto corale che unisce generazioni diverse: il passato, rappresentato dall’architettura millenaria; il presente, evocato dalle scatole di mascherine; e il futuro, espresso dal lavoro comune e dalla scelta della sostenibilità.

    Ad accompagnare e dare profondità alla costruzione giocosa del nostro nuraghe ci sono le parole di Sergio Atzeni, tratte da Passavamo sulla terra leggeri: “Se esiste una parola per dire i sentimenti dei sardi in millenni di isolamento tra nuraghi e bronzetti, forse è felicità.”

    La citazione introduce nel video una dimensione poetica e identitaria che dialoga con il gesto creativo degli studenti. Atzeni, scrittore a cui è intitolato il nostro Istituto, ci ricorda che la felicità può nascere anche nei momenti più difficili, quando una comunità trova forza nella propria memoria, nella cultura condivisa e nei legami che tengono insieme le persone. In questo modo, la voce dell’autore diventa il filo che unisce passato e presente, trasformando la semplice costruzione di un nuraghe in un atto collettivo di resilienza e appartenenza.

    Il video è dunque un invito a guardare ai nuraghi non solo come strutture antiche, ma come simboli dinamici di resilienza, adattamento e partecipazione. La loro forza ispira i giovani a costruire insieme, con gesti concreti e sostenibili, nuove possibilità per i territori: occasioni culturali, sociali e anche economiche. La catena umana che passa i conci è un’immagine semplice ma potente di responsabilità collettiva, impegno e speranza.

    Attraverso il linguaggio giocoso della stop motion, gli studenti hanno dato vita a un messaggio forte e attuale: il futuro si costruisce insieme, trasformando ciò che abbiamo vissuto e ciò che abbiamo a disposizione in qualcosa di bello, significativo e capace di unire. Il nostro nuraghe di cartone, fragile e solido al tempo stesso, rappresenta proprio questo: una comunità che resiste, si trasforma e continua a immaginare domani

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    Descrizione elaborato 

    https://drive.google.com/file/d/1zjJ-k6YnJQGUWlbxtJT5AkS2qvU2BsLw/view?usp=sharing

    L’elaborato è un video in stop motion realizzato dagli studenti e dalle studentesse della 1B del Liceo Scientifico “Sergio Atzeni”. L’opera nasce dall’idea di unire memoria, creatività e sostenibilità attraverso un gesto simbolico: costruire un nuraghe con materiali riciclati. Le scatole di cartone che passano di mano in mano, in una lunga catena umana, erano originariamente contenitori di mascherine utilizzate durante la pandemia di Covid-19. Un oggetto quotidiano, legato a un momento difficile e recente della nostra storia collettiva, viene trasformato in un concio, un piccolo mattone di futuro.

    In questo modo, il video racconta come la resilienza appartenga tanto al passato quanto al presente. Esattamente come i nuraghi hanno resistito nei millenni, anche le comunità di oggi affrontano nuove sfide trasformandole in opportunità di rinascita. La costruzione collettiva del nuraghe diventa così un gesto corale che unisce generazioni diverse: il passato, rappresentato dall’architettura millenaria; il presente, evocato dalle scatole di mascherine; e il futuro, espresso dal lavoro comune e dalla scelta della sostenibilità.

    Ad accompagnare e dare profondità alla costruzione giocosa del nostro nuraghe ci sono le parole di Sergio Atzeni, tratte da Passavamo sulla terra leggeri: “Se esiste una parola per dire i sentimenti dei sardi in millenni di isolamento tra nuraghi e bronzetti, forse è felicità.”

    La citazione introduce nel video una dimensione poetica e identitaria che dialoga con il gesto creativo degli studenti. Atzeni, scrittore a cui è intitolato il nostro Istituto, ci ricorda che la felicità può nascere anche nei momenti più difficili, quando una comunità trova forza nella propria memoria, nella cultura condivisa e nei legami che tengono insieme le persone. In questo modo, la voce dell’autore diventa il filo che unisce passato e presente, trasformando la semplice costruzione di un nuraghe in un atto collettivo di resilienza e appartenenza.

    Il video è dunque un invito a guardare ai nuraghi non solo come strutture antiche, ma come simboli dinamici di resilienza, adattamento e partecipazione. La loro forza ispira i giovani a costruire insieme, con gesti concreti e sostenibili, nuove possibilità per i territori: occasioni culturali, sociali e anche economiche. La catena umana che passa i conci è un’immagine semplice ma potente di responsabilità collettiva, impegno e speranza.

    Attraverso il linguaggio giocoso della stop motion, gli studenti hanno dato vita a un messaggio forte e attuale: il futuro si costruisce insieme, trasformando ciò che abbiamo vissuto e ciò che abbiamo a disposizione in qualcosa di bello, significativo e capace di unire. Il nostro nuraghe di cartone, fragile e solido al tempo stesso, rappresenta proprio questo: una comunità che resiste, si trasforma e continua a immaginare domani

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Versione creata il 25/11/2025 11:12
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