Ciclo rifiuti Regione Friuli Venezia Giulia
OHCS per Regione Friuli Venezia Giulia
Su questa assemblea
Il Friuli Venezia Giulia è, nella gestione dei rifiuti urbani, una regione virtuosa: secondo gli ultimi dati disponibili dal “Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani, Regione FVG – Aggiornamento 2022”, nel 2019:
- la percentuale di raccolta differenziata era del 69%, al di sopra dell’obiettivo del 65% fissato dalla normativa nazionale (art. 205 D.lgs. 3 aprile 2006, n. 152) e vicina al 70% fissato dalla normativa regionale per il 2024 (L.R. 34/2017);
- il rimanente 31% dei rifiuti che non viene differenziato, detto “rifiuto urbano residuo” ammontava a 179.268 tonnellate.
Il trattamento della frazione di rifiuto urbano residuo è affidato a quattro impianti:
- l’impianto di produzione di combustibile solido secondario (CSS) Eco Sinergie di San Vito al Tagliamento;
- l’impianto di trattamento meccanico e produzione di CSS Net di San Giorgio di Nogaro;
- l’impianto di trattamento meccanico e produzione di CSS Snua di Aviano;
- l’impianto di incenerimento Hestambiente di Trieste.
Mentre gli altri impianti processano il rifiuto residuo ottenendo un’ulteriore quantità di materiale riutilizzabile che viene reindirizzata al riciclo, l’impianto di Trieste procede direttamente alla termovalorizzazione del rifiuto e viene impiegato per trattare la maggior parte del rifiuto urbano residuo regionale (nel 2019, la quota processata a Trieste era del 54%).
Quello di Trieste è l’unico impianto del Friuli Venezia Giulia in cui si ha la combustione del materiale di scarto seguita da liberazione dei fumi in atmosfera e ciò può connettersi a un potenziale rischio sanitario.
L’impianto è entrato in funzione nel 2000, ed è composto da tre linee separate ed indipendenti di incenerimento dei rifiuti aventi una potenzialità totale di 612 t/giorno; la terza delle quali è stata inaugurata nel 2003.
La città di Trieste ha una lunghissima tradizione nella gestione dei rifiuti: prima dell’inaugurazione dell’attuale impianto era attivo, poco distante, un inceneritore nella zona di Giarizzole, in funzione dal 1972 al 1999; mentre il primo impianto di combustione dei rifiuti cittadino risale invece al 1915.
L’attuale termovalorizzatore risulta inserito in un contesto già sottoposto ad un elevato livello di pressione ambientale, data anche la compresenza del porto industriale di Trieste (nel 2001 l’area è stata inserita fra i siti inquinati (SIN) a cui si applicano gli interventi di interesse nazionale ai sensi dell’art. 15 del D.M. 471/99 allora vigente).
Negli anni passati, gli effetti dell’esposizione a inquinamento atmosferico nell'area industriale dell’inceneritore di Trieste sono stati oggetto di numerosi studi; tra questi, il progetto SENTIERI, - conclusosi nel 2023 con la pubblicazione del sesto rapporto - evidenzia che i residenti in queste aree hanno dei livelli di mortalità e incidenze di patologia superiori rispetto alla popolazione generale, mentre altri studi hanno rilevato un’aumentata incidenza di carcinoma polmonare nei residenti della zona industriale della città dove è collocato l’inceneritore.
Per tutti i motivi condivisi poco sopra, l’area del termovalorizzatore di Trieste appare come quella potenzialmente più problematica per la salute della popolazione nell’ambito del ciclo dei rifiuti in Friuli Venezia Giulia e, dunque, la più meritevole di un approfondimento epidemiologico.
Gli studi e interventi sul sito, nell’ambito del progetto OHCS, coordinati dalla Direzione Centrale Salute, Politiche Sociali e Disabilità della Regione Friuli Venezia Giulia, vedranno la realizzazione di uno studio di coorte residenziale retrospettiva per la stima dell’esposizione ad inquinanti e valutazione dell’associazione con gli esiti sanitari nei residenti in prossimità dell’inceneritore di Trieste; lo studio farà utilizzo di un modello di dispersione degli inquinanti e prenderà in esame l’intera storia emissiva dell’impianto, dal 2000 al 2023.
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